sabato 10 ottobre 2009

Il Cairo, luglio 2009

Al ragazzo che mi avrebbe ospitata al Cairo avevo detto che sarei rimasta 2 o 3 giorni: il progetto era di partire per il Sinai, e visitare qualche luogo prima di avvicinarmi al confine.
Poi le cose sono andate diversamente: mi trovavo bene in quella casa spaziosa, dove riusicivo perfino a praticare il Taiji nel salotto! Il caldo non mi disturbava, e la brezza che spirava dalle finestre davvero rinfrescava l’aria, soprattutto alla sera e alla mattina. Il mio amico studiava intensamente, e avevamo brevi e interessanti conversazioni nei momenti di pausa. Avevo deciso di sistemare i materiali per il corso invece di andare in giro a fare la turista, anche perché non mi sentivo assolumente calata in in quel ruolo.
Sentivo di voler essere al meglio delle mie capacità per ciò che dovevo intraprendere, perché sapevo che sarebbe stato impegnativo sotto tutti i punti di vista. Nello stesso tempo non vedevo l’ora di rivedere i miei amici, di incontrare gli altri volontari, di conoscere il gruppo col quale avrei lavorato per 3 settimane…
Un giorno vado a Giza, a vedere le piramidi per la seconda volta. Sono meravigliose. E’ molto tranquillo e sono fortunata a non trovare troppi turisti in giro, posso sedermi su una roccia ad osservare l’energia che sprigionano. E’ bellissimo: le piramidi si ergono in mezzo al deserto, e nello stesso tempo sono ai margini della città, ci si può arrivare in autobus e si vedono spuntare in mezzo alle case. Ma guardando verso il deserto, sembra cosi’ immenso e infinito… Meraviglioso.

La città è caotica. Dopo il deserto è un tale contrasto… Vivo in un’area molto interessante: sono vicina al Nilo, posso appoggiarmi al parapetto e guardare le feluche che in un punto cambiano direzione, o sedermi sulle panchine a bere una bibita fresca; posso sporgermi un poco dal ponte e sentire la brezza fresca che sale, posso vedere una parte dell’isola di Zamalek… oppure posso andare verso la metropolitana e passare davanti ai negozi che vendono ogni sorta di cose, e al ristorantino che cucina il pesce alla brace e i gamberetti fritti. Soprattutto la sera questa zona è particolarmente animata, ed è bello camminare qui.

La stazione dei pullman da cui devo partire si chiama “Turgoman”. Devo prendere i biglietti il giorno prima, per essere sicura che ci sia posto. Ci arrivo in poco tempo con la metropolitana, che è un mezzo veloce e efficiente, che ha una o due carrozze riservate alle donne (che peraltro possono viaggiare anche su tutte le altre). Io le chiamo le “carrozze delle ragazze”, e cerco sempre di salire lì. Ho capito qual è il punto in cui devo mettermi aspettando il treno: si riconosce da un segno sulla parete, oppure dai gruppi di ragazze e donne che si radunano lì. Si vedono tanti colori: le ragazze portano sciarpe colorate sui capelli, vestiti colorati; alcune sono vestite di nero e completamente velate, alcune portano anche i guanti; ci sono ragazze vestite in jeans e senza velo, qualche rara turista con lo zaino e qualche straniera che probabilmente vive qui. Rarissimo vedere turisti. Eppure è un mezzo così comodo ed efficiente, sicuro anche la sera tardi... o almeno, questa è la mia esperienza. Mi hannoriferito di problemi – non in particolare sulla metropolitana – per le straniere, soprattutto se bionde e poco vestite… fa caldo qui in questo periodo, e a volte le turiste non conoscono i costumi locali. Ma su questo argomento tornerò più avanti.

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